Com’è incredibile la vita.
Ci parla attraverso le intuizioni che, se colte, illuminano e snodano il percorso.
Non si possono avere risultati senza fidarsi del processo.
Vedere la mia musica così ascoltata, soprattutto all’estero, è una gioia indescrivibile.
E se questo è potuto accadere è solo e soltanto perché non ho mai smesso di scrivere e credere nel processo.
Viviamo in una società che ti spezza le ali giusto in tempo, un po’ prima che tu possa credere di volare e, se non sei abbastanza cocciuto o testardo, è facile che tu possa cedere e cederti alla via più semplice, rinunciando così al tuo sogno.
Attiriamo ciò che siamo, non ciò che desideriamo.
E se crediamo che riceveremo ciò di cui abbiamo bisogno e non ciò che vogliamo, ciò che è giusto per noi arriverà.
Qualche settimana fa stavo lavorando al mio prossimo album quando improvvisamente si è aperta davanti a me una possibile deviazione.
Per tanti anni ho tenuto nel cassetto alcune composizioni a cui non riuscivo a dare una veste degna di essere.
Incurante di me, il tempo sa che a tutto c’è un perché.
Dopo anni, grazie a lunghe e spesso interminabili chiacchierate con un amico fraterno, l’affetto e la stima che ci legano hanno sbloccato dentro me una via che mi ha portata a dare una veste nuova a queste composizioni e a scrivere di getto, come se conoscessi alla perfezione un percorso ancora sconosciuto persino a me.
Così questi brani, che avevo già sperimentato dal vivo in passato, troveranno finalmente la loro collocazione all’interno della mia discografia.
Se divagare significa “allontanarsi, nel parlare o nello scrivere, dall'argomento di cui si sta trattando”, a me piace concepire questo divagare come una forma d’arte, che avvolge e convoglia più forme in una sola.
E mentre proseguiamo sul cammino di Riflessi (quinto album della mia discografia) mi accorgo che quello che sarebbe stato il mio prossimo album lascia spazio a qualcosa di totalmente nuovo e diverso.